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Come ogni anno è doveroso e necessario ripercorrere quei momenti e quegli avvenimenti che hanno portato alla Shoah.

Durante l’ora di lezione leggendo un brano dell’arrivo dei russi al campo di concentramento di Awschwitz il 27 gennaio 1945 abbiamo allargato la discussione sulla situazione drammatica degli ebrei, abbiamo poi focalizzato l’attenzione su uno di loro:

Pavel Friedman.

Nacque a Praga nel 1921 e fu deportato nel campo di concentramento di Terezín nella Repubblica Ceca. Il 4 giugno del 1942 scrisse la poesia “La farfalla” su un sottile pezzo di carta, rinvenuto dopo la sua liberazione e donato al Museo Ebraico di Stato. Il 29 Settembre 1944 fu trasferito nel campo di sterminio di Auschwitz, dove morì.

Le farfalle sono il simbolo della libertà, della spensieratezza e della leggerezza. Perché associarle alla “Memoria”? Nei campi di concentramento le farfalle accolgono le speranze dei prigionieri, possono volare oltre il filo spinato e trasportare i loro desideri di pace, di libertà lontano da quello spazio di violenza e di morte.

Con i corsisti della Melo abbiamo letto la poesia di Friedman scritta su di una farfalla di carta, l’abbiamo commentata e poi ciascuno di loro ha scritto i pensieri di altri deportati come Primo Levi, Liliana Segre, Sami Modiano e Anna Frank su altre farfalle di carta creando, così, nell’aula uno spazio di lèggera e imponente condivisione riscoprendo come ci possa essere la bellezza anche nel baratro nero della tragedia, la bellezza dell’esser liberi e della speranza di pace.

Per non dimenticare abbiamo fatto volare i pensieri di coloro che continuano ad insegnarci il bello dell’essere “umani”.

 

Monica Fornelli

 

farfalle

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