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La scuola degli adulti non è orientata ad imparare un mestiere (soprattutto per chi un mestiere ce l’ha già) ma a formare cittadini consapevoli.

Solo così “attrezzati” potranno perseguire i propri obiettivi lavorativi.
“Cercasi un fine. Bisogna che sia onesto. Grande. (…) Siamo sovrani”. Ed eccolo il fine: cavarsela nel mondo, non farsi schiavo. Avere gli strumenti per fare delle scelte consapevoli, per non essere imbrogliato, dominato. Per essere libero! Per essere “sovrano”! Questa è l’ambizione dell’insegnare. La scuola diventa così una comunità, diventa scambio, realizza la democrazia e la partecipazione. Una scuola fatta CON gli alunni, non per gli alunni. Il cambio di prospettiva è davvero rivoluzionario.
“Voi avete più in onore la grammatica che la Costituzione”. Oggi l’UE stimola l’acquisizione di “competenze di cittadinanza”, identifica nella scuola il soggetto cardine per il processo della creazione di “cittadini”. Ma a Barbiana già l’avevano capito da tempo!
Imparare ad imparare, progettare, comunicare efficacemente, collaborare e partecipare, agire in modo autonomo e responsabile, risolvere problemi, individuare collegamenti e relazioni, acquisire ed interpretare l’informazione: sono le competenze chiave di cittadinanza individuate come obiettivo primario da raggiungere.
Competenze, quindi, e non contenuti. I contenuti attraverso i quali raggiungere le competenze passano dalla capacità di discernere e di programmare del docente.
Prioritario è saper leggere il presente, comprendere quanto accade intorno a noi. Magari leggendo il giornale commentandolo insieme. E invece… “Non c’è nulla sul giornale che serva ai vostri esami. È la riprova che c’è poco nella vostra scuola che serva nella vita”. O potenziando lo studio delle lingue…“Molte lingue (…) pur di poter comunicare con tutti, conoscere uomini e problemi nuovi, ridere dei sacri confini delle patrie”.
Come non cogliere oggi le provocazioni degli alunni di Barbiana, in un contesto così fortemente globalizzato e complesso come quello nel quale viviamo?
Quando la scuola è “ridotta” (come accade con l’orario e i percorsi per gli adulti), il programma va fatto badando alle urgenze, alle priorità.
E le priorità non sono altro che la “rimozione degli ostacoli” di cui all’Art. 3 della nostra Costituzione, per permettere a tutti i cittadini di essere liberi, uguali, consapevoli e che permetta loro di partecipare attivamente alla vita del nostro Paese. Ci sarebbe da riflettere e far riflettere la politica: la scuola è una comunità, è scambio, è democrazia, è partecipazione, è approfondimento, è didattica e metodo. Certamente non si fa con i tagli alla spesa…

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