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Le parole aprono scenari, mondi altri che superano le maledette sbarre alle finestre.
Parole come frecce. Parole come lame. Parole come sassi.


Le parole possono far male.
O fare molto bene.
Per una manciata di giorni (dal 3 al 19 maggio) hanno sanato ferite, permettendo di guardare i nostri
mostri dritto negli occhi. Hanno dato una direzione ad un flusso di pensieri ingarbugliati. Hanno
legato storie, vite, percorsi che diversamente non si sarebbero mai incontrati.
Nello spazio e nel tempo del modulo PON “Scrivere che passione” realizzato presso la Casa
Circondariale “F. Rucci” di Bari, i limiti sono passati sullo sfondo, mettendo in primo piano le
persone. Tredici ristretti che si sono messi in gioco raccontando i loro mondi.
E se i “bravi” di Manzoni non fossero solo dei personaggi di uno dei romanzi più famosi della
letteratura? E se “La patente” di Pirandello nascondesse una storia ancora attuale tra l’ironia delle
pagine scritte? E se “A livella” di Totò volesse dire qualcosa a me, a te, qui ed oggi?
Storie che parlano di noi e sembrano aver dato voce direttamente al nostro cuore, alle nostre storie.
Come la racconto quella giornata che mi ha cambiato la vita? Come lo scrivo il magone che ho
dentro quando guardo il cielo?
Accompagnare e facilitare: questa la chiave del percorso di scrittura creativa appena concluso.
Nella cassetta degli attrezzi, diverse tecniche sperimentate: catene di parole, lettere, racconti,
poesie, acronimi, calligrammi e caviardage.
Per raccontare servono le parole. Serve dare loro una forma.
E serve un motivo: scrivere per evadere. Anche solo per qualche minuto.

 

Mariangela Taccogna

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